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PENITENZIERIA DI MONTE BERICO

Affidamento di incarico a seguito del I° Premio per partecipazione a Concorso indetto da l’Ordine dei Servi di Maria

PENITENZIERIA DI MONTE BERICO
  • Anno 1972-1973
  • Luogo e Area Climatica V.le X giugno 87, Monte Berico, Vicenza, Regione veneto, Lat. 45°33’ N – clima temperato continentale
  • Progetto Architettonico: SERGIO LOS con FEDERICO MOTTRELE, ALDO GIRARDI, LUIGI CAPPELLARI

  • Il luogo è straordinariamente bello e l'indicazione data per la costruzione della chiesa portava a rovinare il convento antico. Da qui la scelta di incastrare la Penitenzeria nella curva della muraglia che accompagna la strada della chiesa.
    La tipologia era tutta da inventare, la confessione si fa normalmente nelle chiese, qui invece veniva chie-sto un edificio specifico dedicato ai penitenti. Abbiamo perciò riflettuto, anche conversando coi frati, sul sacramento della confessione e adottato una soluzione coraggiosa per coloro che vi si accostano. In-vece che riproporre il confessionale tradizionale, dove una persona non vede il confessore né è vista, abbiamo proposto una serie di celle affacciate sulla valle del silenzio dove il penitente entra a parlare direttamente col proprio confessore. Tre sono i temi di questo progetto: il luogo, la luce e la tipologia.
    I confessionali sono ricavati nello spessore dei muri e il tetto realizza una luce particolare attraverso lun-ghe fessure che illuminano le camere di luce e queste la chiesa. I materiali sono molto poveri e la costru-zione semplice.

    Il contesto è molto particolare, è un luogo processionale fatto di percorsi di meditazione e preghiera. Era necessario concluderlo, tenendo conto della Basilica, del convento e del piazzale che guarda la città a nord. Le prime idee dell'edificio insistevano a evocare percorsi, una specie di "promenade architecturale" che doveva continuare il viale in salita e concludersi con una terrazza belvedere. A metà di questo percorso si poteva attraversare la penitenzieria per entrare direttamente nel convento. Il fascino dell'edificio era la sua altezza su un terreno che scendeva. Affacciandosi da un balcone che si trova nella sala del Veronese, vi è uno straordinario contrasto fra il livello dell'entrata e l'altezza del balcone sospeso nel vuoto. Questa idea sta alla base del nostro progetto: chiesa e belvedere su un torrione che svetta sul terreno in forte pendenza. L'asse della penitenzieria si dispone perpendicolarmente a quello del convento, per valorizzarlo. La nuova chiesa resta molto bassa per non impedire la vista del bastione che conclude la facciata orientale del convento. La linea inclinata del tetto doveva accompagnare la rampa di accesso e chiudere il sagrato attorno al grande cedro. Questa linea è stata interrotta per una interferenza del costruttore, e ora quella continuità è andata perduta. La luce è data dal grande occhio, che illumina le due chiese e guarda lo straordinario paesaggio che si gode dalla chiesa inferiore. Abbiamo poi pensato a una particolare luce naturale, caratteristica dell'architettura borrominiana, che illumina attraverso "celle di luce". Anche il rapporto con l'esterno è stato pensato in modo da consentire di vedere fuori senza essere visti. Un sistema di aperture con lame di legno e vetro, sfalsate e dotate di specchi, che è stato realizzato solo parzialmente.